La comunicazione non violenta è una forma di comunicazione che cerca di promuovere la comprensione di sé e degli altri attraverso l’autenticità e l’empatia. L’obiettivo è sviluppare relazioni nel quadro di una cultura win-win: noi vinciamo e gli altri vincono.
La comunicazione non violenta viene vissuta su due livelli:
– Promuovere la tolleranza e la ricerca della connessione durante la comunicazione.
– Fallo attraverso una forma di comunicazione basata su 4 fasi:
– osservazione oggettiva/neutra degli eventi che hanno generato una
– sensazione di identificare il
– bisogno dietro la sensazione e faccio una
– richiesta di soddisfarlo,
e su due lati:
– espressione onesta e rispettosa dei propri bisogni (assertività)
– e ascoltare con attenzione e rispetto l’altro (empatia)
Ejemplo: condividere un dolore lo diminuisce e condividere una gioia lo aumenta
Quali sono le fasi della comunicazione non violenta?
1) cosa è successo?
Consiste nell’imparare a descrivere i fatti senza aggiungerne alcuna valutazione. È essenziale per la risoluzione dei conflitti perché segna la differenza tra ciò che è (oggettività) e ciò che si crede di essere (soggettività). È in questo spazio neutro che il dialogo è possibile.
– ciò che cattura il tuo interlocutore è soprattutto, al di sopra delle tue parole, il tuo atteggiamento non verbale, quell’energia che si sprigiona e che si fa sentire più di quanto si dice
– esempio: ti arrabbi con tutti per qualsiasi cosa → dici che “stiamo tutti rendendo la tua vita amara”
2) che sensazione ha generato in me?
Un sentimento è un messaggero, un indicatore, del nostro stato d’animo. Ci dice che qualcosa sta andando bene (gioia…) o che qualcosa richiede la nostra attenzione per migliorarla (rabbia, tristezza…). Nel secondo caso, stai scoprendo un bisogno insoddisfatto
– lo stesso fatto può, secondo i bisogni delle persone, suscitare sentimenti opposti
esempio: “il mio partner è infastidito dal fatto che esco a fare sport” questa frase implica senso di colpa e responsabilità fino a quando non ci rendiamo conto che forse il nostro partner non è infastidito dal fatto che facciamo sport ma ha bisogno di compagnia o di coltivare la relazione
3) cosa devo soddisfare?
Nella Comunicazione Non violenta il termine bisogno racchiude tutto ciò che dà fondamento, sicurezza e significato alla nostra vita, dai bisogni vitali (radici) ai bisogni spirituali (foglie) passando per quelli che ci offrono sicurezza (tronco e rami)
– tutto ciò che facciamo è soddisfare i nostri bisogni (Marshall B. Rosenberg)
Esempio: mi sento confuso → devo chiarire
4) come posso fare una richiesta per soddisfare il mio bisogno?
La richiesta, nella consapevolezza dei bisogni, è la chiave dell’abbondanza.
Più una richiesta è specifica, più sarà facile per loro capirci e, quindi, soddisfarla
- per chi? rivolto a qualcuno in particolare
- quando? riferendosi a un momento specifico
- esattamente cosa? specificare un’azione specifica
- Indica chiaramente il significato? espresso positivamente
- Può essere raggiunto? è fattibile
- È una esigenza o una richiesta? una richiesta diventa una richiesta quando la nostra reazione a un NO è diversa da quella di un SI
– esempio: fare una richiesta è essere propositivi e farsi carico della propria vita!
Come stabilire una comunicazione completa con altre persone?
autoempatia
Per essere empatici con gli altri, dobbiamo prima sviluppare l’autoempatia, cioè l’empatia per noi stessi.
- Come mi sento? Se c’è qualche tipo di disagio, può essere illuminante annotare tali sentimenti e bisogni associati
- Qual è il bisogno dietro quella sensazione?
- Cosa posso imparare da questa situazione? chiederci fino a quando non diventiamo consapevoli dell’apprendimento e/o fino a quando il disagio non scompare.
Pertanto, l’autoempatia è necessaria per essere in grado di esprimere in modo onesto (assertivo) i nostri bisogni.
– L’attenzione che prestiamo a noi stessi ci tranquillizza e poi ci permette di accogliere più facilmente gli altri espressione onesta (da parte mia)
Se ci connettiamo con i nostri bisogni e li esprimiamo in modo rispettoso (senza giudizio, rimprovero o aggressività) diventiamo assertivi e aumentiamo le possibilità che vengano ascoltati e soddisfatti.
È importante che le nostre parole non contengano una valutazione mascherata, quindi è opportuno evitare parole come:
– sconsiderato
– dominato
– isolato
– umiliato
– frainteso
– manipolato
– premuto
– non accettato
– invisibile
– respinto
– inutile
Questi tipi di parole implicano un giudizio o un rimprovero, dicendo che mi sento sconsiderato, sto affermando che un’altra persona non mi considera, quindi manifesta un impotenza: una consegna di potere personale.
L’obiettivo è riuscire ad analizzare il “mio” problema senza coinvolgere l’altra persona
– come mi sento?
– Ciò che di cui ho bisogno?
– che posso chiedere?
– empatia (il lato dell’altra persona)
A volte vediamo solo una parte delle situazioni, la nostra. L’empatia ti permette di entrare in contatto con il punto di vista delle altre persone. È una parola di origine greca che significa “percepire l’esperienza soggettiva di qualcuno”
– L’empatia è una qualità dell’ascolto e della presenza dell’altro, dei suoi sentimenti e bisogni, senza volerlo portare da nessuna parte e senza ricordare il passato » (Marshall B. Rosemberg)
Quando una persona sente che un altro gli offre comprensione per ciò che prova (sentimenti, anche se non li comportiamo) e ciò che desidera (bisogni, anche se non li soddisferemo), si verifica un sottile cambiamento nello scambio, viene generata una connessione che ci permette di stabilire un dialogo.